martedì 11 dicembre 2012

L'origine dell'amore romantico: il mito greco


Romantico è l'amore eterno che gli innamorati si giurano e mantengono fin che morte non li separi e, se possibile, anche dopo. I miti greci, altro filone  di letture da me predilette, sono ricchi di racconti di grandi passioni, anche se spesso fugaci: le famose scappatelle di Zeus o di Apollo ne sono l'esempio concreto, se di qualcosa di concreto si può parlare nella mitologia.
Tre in particolare invece sono gli esempi di amore assoluto di questo lontano ma straordinario periodo storico, che dimostrano come la punizione originaria di Zeus all'uomo primordiale poichè essere perfetto e bastante a se stesso, sia stata la causa originaria di amori profondi e duraturi anche in tempi caratterizzati da costumi liberi e poco convenzionali come quelli degli antichi greci. 
Narra infatti Platone nel suo 'Simposio' attraverso al voce di Aristofane: 
'Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v'era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all'antica perfezione.'
Il mito di Orfeo ed Euridice è una delle più belle tragedie greche che raccontano di come il potere dell'arte e dell'amore siano tali da far quasi riuscire a far tornare dagli Inferi l'amata metà perduta. Si narra infatti che Euridice, moglie del trace Orfeo, morì a seguito del morso di un serpente, e il marito, famoso per le sue arti musicali, per la disperazione ricorse ad esse e al suono della sua lira per attraversare gli Inferi, giungere da Ade e Persefone e convincere quest'ultima a restituirgli l'amata. Persefone impietosita dal coraggio e dalla passione di Orfeo gli concede di far tornare in vita Euridice a patto che nel riattraversare gli inferi non si giri mai a guardarla finchè non ne fosse completamente fuoriuscito. Ma giunto proprio sulla soglia del regno dei morti, non riuscendo più a resistere, Orfeo si gira e vede così svanire per sempre nelle tenebre dell'eternità lo spirito di Euridice.
Il mito di Eros e Psiche narra invece della passione scoppiata fra la divinità simbolo dell'amore per eccellenza e la giovane fanciulla succube dei capricci degli dei, che apparentemente destinata a non trovar marito, fa invece involontariamente innamorare colui che di solito è artefice con i suoi dardi dei 'colpi di fulmine' per antonomasia. Dovendo però rimanere il loro amore segreto, Eros non solo rapisce la fanciulla  e la porta al sicuro nel suo castello, ma fa in modo che ella non lo veda mai e quindi riconosca, limitando i loro incontri passionali al buio della notte, espediente utile a non far infuriare la divina madre Venere. Spinta però dalle sorelle e dalla curiosità, una notte Psiche scorge alla luce di una lampada ad olio il bellissimo volto del suo amore addormentato, il quale, svegliatosi all'improvviso, l'accusa di aver rotto la promessa di non cercare di svelare in alcun modo la sua identità e vola via abbandonandola  seppur controvoglia. Psiche pur di riavere il suo amato supererà molte prove ma alla fine riuscirà a ricongiungersi a lui coronando le sue fatiche nonostante tutto. In realtà il mito viene narrato con diversi finali, non tutti a lieto fine a seconda dell'autore, ma a me piace pensare che sia questo quello 'vero'. Altro esempio di amore coniugale profondo e fedele nonostante tutto è quello di Andromaca per Ettore, l'eroe troiano ucciso da Achille. Andromaca nel momento cruciale della battaglia fra troiani e achei supplica il marito di non esporsi a rischi mortali ma lui, guerriero fiero e responsabile va incontro al suo destino di morte lasciando la moglie vedova infelice e costretta a diventare concubina del re nemico. Bellissimi i versi del VI libro dell'Iliade che descrivono lo straziante dialogo di addio fra i due coniugi. Dopo varie vicissitudini Andromaca sposa da ultimo il fratello di Ettore, Eleno, rimanendo però a fedele nella memoria al primo marito. 
La mitologia greca è piena anche di 'villains' se più modernamente li vogliamo definire, a partire da Zeus, marito fedifrago di Demetra, che piu' volte ha sedotto e abbandonato bellissime fanciulle, spesso anche con curiosi espedienti pur di possederle,  ovvero trasformandosi ora in cigno, con Leda, ora in Toro, con Europa e così via. Non da meno anche se numericamente con meno fanciulle sono stati Teseo, che dopo aver giurato amore eterno ad Arianna, la abbandona alle suo destino che piu' tardi prenderà nome di Dionisio, o Giasone che a causa del suo abbandono porterà alla follia la povera Medea che ne ucciderà i figli per vendetta; come non ricordare poi l'uomo/eroe egoista per eccellenza, Ulisse, che abbandona la povera Penelope per molti anni e quando finalmente ritorna a lei dopo diversi tradimenti, ne elimina i pretendenti e poi la riabbandona perchè incapace di non pensare ad affrontare altre e più sfidanti avventure.
Questi sono solo pochi esempi delle moltissime storie eterne o fugaci, che intrecciandosi si sono sviluppate ai confini fra il divino e l'umano nelle geniali menti dei nostri avi. Ma al di là del reale significato o della reale funzionalità della mitologia , quanta passione, amore e romanticismo è possibile scorgere già in questi capolavori di arte oratoria che ci sono stati tramandati?






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