domenica 21 luglio 2013

Mito e misticismo nella città di Tindari, antica colonia della Magna Grecia italiana



La lunga pausa che mi sono presa nel postare qualche nuovo pensiero è dipesa in buona parte da tutto ciò che è ruotato attorno alla bella vacanza appena trascorsa nella seconda settimana di luglio: la preparazione in tempo reale mentre si stava ancora lavorando, la partenza, i virus micidiali che ancora da questo inverno non ci hanno dato tregua e, finalmente, il viaggio, sono stati davvero impegnativi ma poi è arrivato il soggiorno vero e proprio. Meta prescelta, per quest’anno per noi fortunato in termini vacanzieri, la Sicilia.
L’obiettivo era il riposo totale (per quanto di totale si possa immaginare con due bimbi piccoli) per cui il villaggio con formula ‘all inclusive’ ha fatto davvero al caso nostro. Ma vista la meta, come non dedicare almeno qualche ora a una visita che mi avrebbe permesso di tuffarmi negli splendori della Magna Grecia? Purtroppo le zone più conosciute e meritevoli di visita erano distanti dalla Costa del Sole dove eravamo noi, distanti abbastanza da non mobilitare tutti per un’intera giornata con annessi e connessi (ricordiamo il tema del ‘riposo’..). Ma fortunatamente nel programma variegato delle escursioni previste dall’organizzazione ce n’era una che prevedeva una visita proprio a pochi chilometri dal villaggio, con andata e ritorno in mattinata, a Tindari antica e piccola cittadina arroccata su un colle-promontorio fronte mare. Detto e fatto e, nonostante la compagnia fosse stata ridotta da 4 a 2 a causa della tosse più febbre che ha pensato bene di minare le vacanze (senza peraltro riuscirci..), sono riuscita ad assaporare le meraviglie degli antichi, lo splendore misterioso
delle opere compiute e molto bene conservate dagli agenti atmosferici che ancora oggi tanto ci comunicano e tramandano come doveva essere la vita del 400 a.C. e dei secoli successivi.

Tindari è famosa più per il santuario che conserva la preziosa e miracolosa statua della ‘Madonna Nera’, di probabili origini bizantine, che si narra essere approdata intorno al 762 d.C. sulla costa a seguito di una tempesta, e che lì fu abbandonata dai marinai che dovettero liberarsi di diversi carichi e oggetti per poter risalpare velocemente. E’ stata quindi Lei a scegliere dove fermarsi e dopo diverse vicissitudini, rimasta integra nonostante gli attacchi di saraceni e altri conquistatori, ha finalmente trovato posto definitivo in quello che oggi è il sontuoso ‘Santuario della Madonna della Rocca’ che svetta dal colle, meta tutt’oggi dei pellegrinaggi dei fedeli che rendono omaggio alla santa protettrice dei naviganti e delle anime in pena. Altra caratteristica unica che completa l’aurea mistica di questo splendido posto è lo strano fenomeno chiamato del ‘mare secco’ o dei ‘laghi salini’ che incorniciano la costa sottostante il colle.
Il mare ritirandosi infatti dalla costa ha formato delle ampie pozze di acqua salata o laghi naturali che assumono le forme più disparate modificandosi in continuazione. Uno di questi, nel 1985 e per un lungo periodo successivo, ha anche preso le forme dell’immagine sacra della Madonna, coincidenza forse, ma anche segno ulteriore che qualcosa di sacro permea questo incantevole posto.

Ma è in particolare sulla mitica città di Tindari che la mia passione per il mondo e la cultura greca ha trovato modo di rinvigorirsi nell’osservazione dal vivo del sito archeologico fra i più suggestivi che ho visto nei miei viaggi.  Non particolarmente esteso, la città di Delphi in Grecia o Pompei ad esempio sono notevolmente più grandi, il sito permette nella sua distribuzione di avere una visuale complessiva di come era stata sapientemente costruita la struttura urbana, dall’acropoli alla zona dedicata agli incontri pubblici fino al teatro luogo di arte e cultura. Tutto ciò maestosamente eretto fronte mare dove magnifici tramonti
da sempre caratterizzano il concludersi delle giornate. Sono stati gli Spartani, popolo forte e orgoglioso, che, sconfitti ed esiliati dagli ateniesi nel V secolo a.C. ma accolti benevolmente da Dionisio I° Tiranno di Siracusa, costruirono sotto il mandato del loro ospite quella che diventò per lungo periodo la città fortificata più famosa e inattaccabile del periodo greco-romano e uno dei porti commerciali più floridi del Tirreno. Il massimo periodo di fulgore la città lo raggiunse sotto l’impero di Cesare Ottaviano Augusto che liberò la Sicilia dalla minaccia Cartaginese e ne decretò ancora il dominio nei traffici commerciali del periodo, incrementando l’esportazione dei beni prodotti nel fertile e rigoglioso territorio interno. La città subì molte modifiche e crebbe ulteriormente in splendore. Fu modificato il tempio per poter accogliere i giochi ludici e i combattimenti tanto amati dai romani, fu costruito un imponente edificio a sei archi e più piani di cui ancora oggi si discute se fosse sede di un ginnasio, meno probabile di una basilica, o di sicuro sede di incontri pubblici; furono costruite ville patrizie meravigliose con giardini interni, mosaici e cisterne d’acqua private.
L’acropoli, su cui oggi risiede il Santuario della Madonna Nera,  era sede di un maestoso tempio dedicato alla dea Cibele e più sotto su quello che oggi è chiamato Colle Giove c’era un tempio dedicato al padre degli Dei. Caratteristica straordinaria della città fortezza erano inoltre le ciclopiche mura che la circondavano tutta in una doppia fila alta quasi 7 metri.

Potrei continuare ancora e ancora nella descrizione dei particolari ma voglio invece concludere con la sensazione che ho provato in quelle poche ore trascorse in questo silenzioso e assolato posto, dominato dai colori verde e blu, circondato dalla tipica vegetazione mediterranea e permeata dal suono del verso delle cicale che la fanno da padrona in questa stagione: una sensazione di grande meraviglia, ma anche di pace interiore e rispetto che mi faceva facilmente indovinare ed immaginare come si muovevano gli abitanti di quel tempo in quegli spazi, vestiti di semplici
vesti o tuniche leggere e calzari di cuoio, di come trascorrevano le ore della giornata passando dai momenti dediti al lavoro, al momento dei bagni nelle splendide terme, alle ore dedicate ai riti sacri piuttosto che ai momenti lieti nell’assistere a una commedia o tragedia magistralmente rappresentata. E’ grazie e attraverso questi popoli lontani ma già così elevati nel pensiero e nelle opere che siamo diventati quello che siamo e che realizziamo quanto ci circonda oggi. Come dice il mio caro amico Renato non a caso e non può essere che grazie a qualcosa di ‘più elevato’ che l’uomo si contraddistingue da tutto il resto del mondo animale.







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