sabato 17 agosto 2013

Amori ed eroi romantici di Charlotte Brontë



Difficile non scrivere cose banali o già più volte trattate su Charlotte Brontë, singolare quanto straordinaria autrice di poesie e famosi romanzi di metà Ottocento. Dopo però aver terminato il libro ‘Romacing Miss Brontë’ (2012) 
di Juliet Gael, ho trovato interessante riflettere sugli aspetti più romantici, appunto, della sua vita, che difficilmente nelle normali biografie sono stati descritti con cura. Invece in questo libro della Gael, che tratta della vita di Charlotte e della sua famiglia in modo romanzato, e presumibilmente anche in parte inventato o ricostruito liberamente, ne viene fuori un ritratto molto più gentile se vogliamo, più umano e passionale di quanto non mi fossi immaginata prima. Tempo fa avevo letto la ‘La vita di Charlotte Brontë’ (1857) di Elizabeth Gaskell, un bel tomo abbastanza dettagliato di fatti ricostruiti sia sulla base di personali ricordi e informazioni, essendo l’autrice amica della stessa Charlotte, sia sulla base di studi, interviste e analisi della corrispondenza fatta in merito alla sua vita. In quanto biografia la Gaskell ha pedissequamente riportato tutti i passaggi salienti della vita di Charlotte, dal triste periodo scolastico nel collegio per poveri, che a causa delle pessime condizioni igieniche aveva sterminato 2 delle sue 4 sorelle, all’esperienza più positiva degli studi condotti a Bruxelles, fino agli ultimi anni della sua breve vita che dopo averla fatta assistere impotente alla tragica morte di tutti i suoi cari, eccezion fatta del padre, le ha concesso poco più di un anno di felicità matrimoniale non coronata però dalla buona riuscita della gravidanza che ne
ha infine decretato la morte. Quello che però la Gaskell ha tralasciato è proprio quello che poi a detta della stessa Charlotte è stata fonte primaria d’ispirazione dei suoi notevoli romanzi, primo fra tutti Jane Eyre, ovvero le sue personali esperienze, i primi innamoramenti che hanno generato quell’ideale di uomo non necessariamente perfetto ma vero e con sentimenti nobili che fosse in grado di capire lei/le sue eroine nel profondo guardando oltre l’aspetto fisico. La Gaskell ha preferito sottolineare pesantemente la solitudine fisica ed emotiva in cui erano cresciute le sorelle, l’ambiente rude ed orgoglioso della gente dello Yorkshire, le difficili condizioni ambientali ed igieniche che caratterizzavano quei posti gelidi d’inverno e umidi e insalubri nel resto dell’anno, per giustificare le inevitabili conseguenze delle precoci dipartite dei familiari, della fragilità fisica della stessa Charlotte nonché della selvaggia natura dell’indiscusso talento di diversi componenti della famiglia Brontë.  La Gael invece si è soffermata sui 3 uomini al di fuori della stretta cerchia parentale che hanno indelebilmente segnato ed accompagnato la vita amorosa di Charlotte Brontë.
Il primo è stato Constantin Héger (1809-1896), insegnante belga, che nel 1942 accolse per circa un anno nella sua scuola di Bruxelles gestita con la moglie Mde Héger, le sorelle Emily e Charlotte, lì mandate dal Reverendo Brontë con lo scopo di perfezionare la conoscenza della lingua francese e tedesca. Successivamente Charlotte tornò nella
stessa scuola nel 1943 in veste di insegnante e nel breve periodo di permanenza sembra che sia stata letteralmente travolta dall’amore non ricambiato per il suo maestro. Nonostante la rigidità della forma di educazione che le veniva impartita, dalla rigorosità dei tempi e delle attività a cui era dedita sia da studentessa che da insegnante Charlotte rimase colpita dal modo in cui Héger riuscì a leggerla nel profondo, a superare sia il modesto aspetto fisico che la chiusura e singolarità del carattere che la contraddistingueva dalla maggior parte delle altre ospiti della scuola. Questo le diede la possibilità di sentirsi per la prima volta accettata da qualcuno al di fuori della stretta cerchia familiare, di potersi confrontare senza barriere nel vorticare dei suoi pensieri e saperi e tutto ciò si tramutò in un tormentato amore che per anni la ossessionò fino a spingerla a dichiarare i suoi sentimenti ripetutamente per iscritto, pur sapendo di non avere alcuna speranza. Questa passione, che sembra la portò a conservare gelosamente per anni le uniche 5 lettere mandategli da Héger in una corrispondenza quasi subito interrotta dal volere della moglie di lui, ha dato origine ai personaggi maschili principali dei romanzi ‘Il Professore’ e ‘Villette’ dove semplici e modeste giovani eroine si innamorano senza alcuna speranza di questi ideali quanto spietati e distaccati uomini. Di Héger però si ritrova qualche spunto anche in Rochester di ‘Jane Eyre’ , laddove la matura età, la capacità di leggere nel profondo la solitudine e la forza di Jane ne ricordano senza dubbio le caratteristiche della prima vera passione amorosa di Charlotte.
Il secondo uomo che ha segnato la vita amorosa di Charlotte è stato il suo primo e unico editore, George Smith, proprietario della casa editrice ereditata dal padre che credette per primo nel talento nascosto ma già visibile della opera prima di Charlotte ’Il Professore’ che sebbene pubblicata postuma fece da apripista nella credibilità al successo letterario dell’anno che fu ‘Jane Eyre’. George era un bel giovane, benestante, gran lavoratore ma anche avvezzo alla mondanità che, visto anche il suo lavoro, gli faceva frequentare i salotti più esclusivi della Londra di quel periodo. Più giovane di circa 10 anni di Charlotte quando ella uscì finalmente dall’anonimato dei Currer Bell, George si fece in quattro per introdurla negli ambienti letterari che contavano, nel farle godere la vita dell’opera degli eventi esclusivi e di alta società a cui Charlotte partecipava con estrema difficoltà per la natura del suo carattere ma con altrettanto riconoscimento a questo giovanotto bello, colto ed elegante che la accompagnava e con cui aveva creato una intima complicità. Lui era affascinato intellettualmente da questa minuta ma forte creatura che sembrava venuta da un altro mondo, ma nulla di più. George Smith era più attento, da buon editore, a fare in modo che nessun stimolo mancasse a questa autrice da lui scoperta. L’incanto fra i due si ruppe quando il secondo personaggio maschile al centro dell’attenzione nel romanzo ‘Villette’, creato su di lui, con gli stessi tratti e con il carattere aperto, mondano e vanitoso, non fu quello che Charlotte scelse come ideale romantico della sua eroina
Lucy Snowe che preferì a lui l’insegnante Paul Emanuel, imperfetto ma molto più intenso umanamente. George, anche per l’immagine non lusinghiera che alla fine ne emerse del personaggio del romanzo e quindi di lui stesso, si offese, perché a suo avviso era stato colpito ingiustamente e raffreddò così i suoi rapporti con l’autrice che finalmente si rese conto dell’opportunismo peraltro legittimo del tipo di rapporto che si era creato fra i due.
Il terzo e ultimo uomo, l’unico veramente e profondamente innamorato di Charlotte fu il reverendo Arthur Nicholls, che pur fra mille difficoltà riuscì a sposarla all’età di 39 anni dopo aver superato non solo la crudele resistenza del padre che non lo credeva all’altezza della figlia ormai famosa, ma anche della stessa Charlotte che inizialmente non ne era affatto attratta dal carattere, dalla modesta cultura e nemmeno dall’aspetto fisico. Arthur superò tutti gli ostacoli facendosi conoscere nel tempo in tutta la sua bontà d’animo, serietà, purezza e dedizione all’amata che avevano generato in lui un sincero sentimento che nulla aveva a che fare con il fatto che Charlotte fosse un personaggio pubblico e con una certa rendita. Charlotte finalmente lo vide, in tutta la sua integrità, in tutta la sua capacità di poterle dare quell’affetto
e quella protezione che da sempre agognava e per questo, seppur negli ultimi 2 anni della sua vita, lo ricambiò con un amore vero e profondo. Non ci fu tempo per lei di trasporre questo tipo di amore incondizionato e finalmente corrisposto in un nuovo personaggio letterario che magari al contempo si fosse liberato anche dei due precedenti, ma mi viene da dire che forse è più dalle sofferenze e da ciò che rimane desiderato e non necessariamente ottenuto che si concretizza il meglio dell’ideale romantico.

2 commenti:

*Susycottage* ha detto...

Mia carissima Laura,
se non fosse per te non avrei mai saputo dell'esistenza di questo libro della Gaskell...che bello,non vedo l'ora di leggerlo, sarà perchè la Bronte ha scritto uno dei miei romanzi preferiti o perchè mi sembrerà di ritornare in quei meravigliosi luoghi.....
Ciao cara, ti abbraccio forte e grazie
Love Susy x

laura ha detto...

Cara Susy ti piacerà' sicuramente descrive molto in dettaglio luoghi e usi e costumi di quell'orgogliosa popolazione ! Un abbraccio anche a te e a prestissimo