La prima volta
che sono rimasta colpita da questa straordinaria attrice inglese è stata quando
impersonava una terribilis Lady
Catherine De Bourgh in ‘Orgoglio e Pregiudizio’ di Joe Wright del 2005.
La scena
notturna in particolare, quando la Lady si reca in visita a casa di Elizabeth
per intimarle di mettere fine alle presunte voci che vedevano quest’ultima
coinvolta in una liason con suo
nipote Fitzwilliam Darcy - perché lui era già predestinato come marito di sua
figlia da quando erano entrambi nella culla – mostra davvero la bravura di
quella che può essere considerata una stella del cinema eclettica e senza
tempo. In barba infatti a chi si gonfia di botulino o acidi di vario tipo,
questa splendida signora di 79 anni mostra tutti i segni del tempo con orgoglio
e grande fascino, e in qualche modo mi ricorda la nostra Virna Lisi per classe,
bravura e inossidabilità. Inutile dire
che in tutti i film dove poi l’ho incontrata di nuovo o su cui ho fatto mente
locale di averla già vista, è stato un piacere osservarne le caratteristiche,
la capacità di interpretazione, l’abilità di passare da un personaggio
umanissimo e fragile come quello di Matilda Jenkyns nella serie TV della BBC
del 2007 ‘Cranford’, a uno duro e spietato come quello di M, in ben 3 capitoli
di James Bond. Si dice di lei infatti che in ‘Skyfall’ del 2012 ha letteralmente tolto
la scena ad un attore di pregio come Daniel Craigh. Non ho visto film in cui
recitava da giovane ma di sicuro ne ho visti molti di quelli in costume che amo
particolarmente. In ‘Camera con vista’ del 1985, tratto dal romanzo di Forster,
era una benestante signora inglese in vacanza in Italia, testimone dei tormenti
amorosi della giovane protagonista Lucy; le faceva compagnia una singolare e
bravissima Maggie Smith (la prof Mac Grannit di Harry Potter ). In ‘Mrs Brown’
di John Madden del 1997, Judi Dench interpreta in modo molto convincente la
Regina Vittoria quando, ritiratasi dopo la morte del marito nella
residenza reale di campagna, rifiuta
ogni
contatto con l’esterno e lascia al primo ministro la cura degli affari
politici del paese. Solo la vicinanza del determinato e devoto John Brown, per
cui in gioventù Vittoria aveva provato una forte passione, riporta la Regina
all’interesse per il mondo e per il suo ruolo, fino alla decisione di tornare a
Londra. Brown in questo film viene presentato come un secondo marito per la
Regina e così come la maturità e il peso dell’esperienza traspare
dall’interpretazione dei personaggi, non viene meno anche la delicatezza del
sentimento dei due protagonisti che si affidano l’uno all’altra legati da una sorta
di eterna promessa. Per questa interpretazione Judi Dench ha vinto un Golden
Globe e per quella di soli 8 minuti nei panni della Regina Elisabetta in
‘Shakespeare in love’ del 1998 dello stesso regista ha vinto l’Oscar. Nel 2011
l’ho ritrovata con grande piacere in ‘Jane Eyre’ di Fukunaga, dove, vestendo i
panni della vecchia e un po’ svampita governante di Rochester, Mrs. Fairfax,
accoglie con fare materno e sincero la giovane Jane Eyre che si innamorerà
perdutamente del padrone di casa determinando poi con il suo comportamento
fiero e libero un drastico cambiamento nelle vicende di Thornefield Hall. La
Dench
per me risulta intensa e convincente fino in fondo anche in questo ruolo,
come in molti altri che non vado qui a citare. Faccio un’eccezione però per il film ‘Marilyn’ del 2011 con una bravissima e
molto somigliante Michelle Williams nei panni della mitica attrice degli anni
’50 e con Kenneth Branagh nei panni di un insofferente e stagionato Laurence
Olivier. Qui la Dench interpreta Sybil Thorndike, un’attrice co-protagoinista
dei due attori di cui sopra che durante le riprese de ‘Il principe e la
ballerina’ è l’unica che, dall’alto della sua esperienza, vede, comprende e
accetta per quelle che sono le debolezze e fragilità della Monroe e che senza giudicarla la sostiene e la consiglia
su come affrontare con il suo inconsueto talento le riprese del film partite
con i peggiori auspici. Alla soglia degli 80 anni questa splendida donna, nata
per recitare con maestria soprattutto i ruoli drammatici, e che nel tempo si è
fatta apprezzare a
sempre più alti livelli, è diventata un volto che garantisce la riuscita anche di quelli che sembrano (o sono) film con medio potenziale, come ad esempio quello girato con la sua amica di lunga data Maggie Smith intitolato ‘Ladies in Lavender’ di Charles Dance del 2004, un film senza tempo, da vedere. Concludo affermando che la Dench è un’attrice britannica di prima scelta capace di illuminare e dominare lo schermo con espressioni intense ed uniche come solo l’esperienza e il talento possono fare.