domenica 22 dicembre 2013

L'Albero di Natale: visioni felici e visioni tristi

Uno dei simboli per eccellenza del Natale è l'albero, che qualche settimana prima del 25 Dicembre viene preparato ed addobbato con lucine, pacchetti, palline e piccoli oggetti.
E' sotto l'albero che vengono messi i regali la notte del 24 da un 'Babbo Natale' che, assonnato, in pigiamone e senza renne che lo accompagnano (al massimo è seguito da un cagnolone o un bel gattone domestico), alimenta l'immaginazione dei suoi bambini! L'albero è il simbolo della vita e del suo rinnovarsi, sia nella tradizione pagana che in quella cristiana, e si narra che il primo albero allestito specificatamente per le feste di Natale, di cui si ha memoria scritta, sia stato preparato nella città tedesca di Riga nel 1510. Per qualche secolo rimase tradizione quasi esclusiva delle popolazioni di religione protestante dell'Europa del Nord, e bisognerà attendere il 1800 per vederne la massima diffusione anche nell'ambito della religione cattolica. Penso che ognuno di noi abbia provato da bambino la gioia e l'allegria della preparazione dell'albero, la magia che si rinnova ogni qualvolta si accendono le luci e la sorpresa carica di speranza nello scoprire quei colorati pacchetti alla sua base la mattina del 25 Dicembre.
Mia mamma mi racconta spesso di come ai suoi tempi gli alberi erano addobbati con fiocchi di cotone, mandarini, frutta secca e monete di cioccolato. Io ricordo ancora i colori e le forme delle palline che più mi piacevano dell'albero che si preparava in famiglia quando ero piccola: sono poche quelle sopravvissute ancora oggi! Tutto ciò per dire quanto sappia di gioia e di festa questo speciale momento. Così, provando a cercare nella letteratura, specialmente quella dell'800, qualcuno che lo abbia decantato con arte e sapienza, ero contenta di aver scoperto che autori come Hans Christian Andersen o Charles Dickens stesso avevano dedicato dei racconti proprio all'albero di Natale. Ma quale sorpresa però... Ne 'L'albero di Natale' di Andersen, l'autore narra con grazia e semplicità il viaggio di un bellissimo abete che fin da giovane ammirava con un po' di invidia tutti gli alberi adulti che venivano scelti e portati via per essere utilizzati ed addobbati in occasione del Natale. Non riusciva a godere della natura, degli animali che sotto di lui trovavano ricovero, degli uccellini che cinguettavano in primavera e del caldo sole che lo ritemprava in estate. L'albero pensava solo a quando sarebbe stato il suo turno per raggiungere lo splendore a cui era destinato. Così un giorno fu scelto e portato in una casa signorile dove la servitù lo preparò con fiocchi e candele, i bambini ne ammirarono lo sfarzo per qualche istante fino all'apertura dei doni e, dopo questi pochi momenti felici, venne trascinato dalla stessa servitù in soffitta al buio, dove l'albero rinsecchì fino al giorno in cui fu tagliato a pezzi e bruciato.
Nella frase finale dell'albero che sospira mentre brucia è riassunta la morale di questa fiaba per bambini: “Se almeno mi fossi rallegrato quando potevo! Finito! Finito!”. Profondo il significato ma un po' triste l'epilogo natalizio dell'albero.. Non parliamo poi di Dickens che nel suo singolare racconto 'A Christmas Tree' del 1850 circa, parte dalla descrizione felice e gioiosa degli addobbi di un bell'albero di Natale che è ornato con giocattoli di legno tedeschi, piccoli pacchettini con fiocchetti colorati e mano a mano che ne descrive le caratteristiche si sposta con l'immaginazione alla sua infanzia (come è noto non proprio felicissima) e improvvisamente gli oggetti assumono un dimensione diversa, animata e a tratti spaventosa perchè riportano a galla tutti i suoi incubi di bambino: così l'uomo di cartoncino che si appendeva e si tirava con una cordicella per lui si contorceva in mosse sinistre; la maschera che da gioco diventa sguardo fisso e terrificante che neanche a chiuderla a chiave in un mobile toglie la paura; o il bel colore del mantello di Cappuccetto Rosso che ben si intona con il Natale diventa ammonimento del suo tragico destino ad opera del lupo nella tetra foresta..e man mano che Dickens descrive l'albero dalle radici alla punta, gli incubi si fanno sempre più un tutt'uno con la sua fervente immaginazione in uno spazio onirico esclusivo popolato di personaggi sinistri e fantasmi. Poi il ritorno alla realtà nell'ultima pagina dove l'autore conclude il racconto con un messaggio di speranza e fiducia quasi ad esorcizzare le sue ataviche paure rimandando alla grandezza di Dio che governa con “..la legge dell'amore e della bontà, della misericordia e della compassione”. Per questi autori pensieri felici e tristi circondano l'aurea magica di questo simbolo del Natale, perchè l'adulto nel tempo perde l'ingenuità del bambino e non si ferma all'effetto gioioso che l'esperienza, soprattutto se bella e festosa, dona al suo piccolo essere. Per fortuna però in molti adulti quell'ingenuità non viene persa del tutto e così, molto spesso, per queste persone i pensieri tristi tendono a sfumarsi in questo periodo dell'anno.

1 commento:

*Susycottage* ha detto...

Mia cara Laura,
passare di qui è sempre molto istruttivo e rilassante, grazie.
Ti faccio i miei migliori auguri di un Natale gioioso e sereno, anche alla tua famiglia.
BUON NATALE
Love Susy x