Uno
dei simboli per eccellenza del Natale è l'albero, che qualche
settimana prima del 25 Dicembre viene preparato ed addobbato con
lucine, pacchetti, palline e piccoli oggetti.
E' sotto l'albero che
vengono messi i regali la notte del 24 da un 'Babbo Natale' che,
assonnato, in pigiamone e senza renne che lo accompagnano (al massimo
è seguito da un cagnolone o un bel gattone domestico), alimenta
l'immaginazione dei suoi bambini! L'albero è il simbolo della vita e
del suo rinnovarsi, sia nella tradizione pagana che in quella
cristiana, e si narra che il primo albero allestito specificatamente
per le feste di Natale, di cui si ha memoria scritta, sia stato
preparato nella città tedesca di Riga nel 1510. Per qualche secolo
rimase tradizione quasi esclusiva delle popolazioni di religione
protestante dell'Europa del Nord, e bisognerà attendere il 1800 per
vederne la massima diffusione anche nell'ambito della religione
cattolica. Penso che ognuno di noi abbia provato da bambino la gioia
e l'allegria della preparazione dell'albero, la magia che si rinnova
ogni qualvolta si accendono le luci e la sorpresa carica di speranza
nello scoprire quei colorati pacchetti alla sua base la mattina del
25 Dicembre.
Mia mamma mi racconta spesso di come ai suoi tempi gli
alberi erano addobbati con fiocchi di cotone, mandarini, frutta secca
e monete di cioccolato. Io ricordo ancora i colori e le forme delle
palline che più mi piacevano dell'albero che si preparava in
famiglia quando ero piccola: sono poche quelle sopravvissute ancora
oggi! Tutto ciò per dire quanto sappia di gioia e di festa questo
speciale momento. Così, provando a cercare nella letteratura,
specialmente quella dell'800, qualcuno che lo abbia decantato con
arte e sapienza, ero contenta di aver scoperto che autori come Hans
Christian Andersen o Charles Dickens stesso avevano dedicato dei
racconti proprio all'albero di Natale. Ma quale sorpresa però... Ne
'L'albero di Natale' di Andersen, l'autore narra con grazia e
semplicità il viaggio di un bellissimo abete che fin da giovane
ammirava con un po' di invidia tutti gli alberi adulti che venivano
scelti e portati via per essere utilizzati ed addobbati in occasione
del Natale. Non riusciva a godere della natura, degli animali che
sotto di lui trovavano ricovero, degli uccellini che cinguettavano in
primavera e del caldo sole che lo ritemprava in estate. L'albero
pensava solo a quando sarebbe stato il suo turno per raggiungere lo
splendore a cui era destinato. Così un giorno fu scelto e portato in
una casa signorile dove la servitù lo preparò con fiocchi e
candele, i bambini ne ammirarono lo sfarzo per qualche istante fino
all'apertura dei doni e, dopo questi pochi momenti felici, venne
trascinato dalla stessa servitù in soffitta al buio, dove l'albero
rinsecchì fino al giorno in cui fu tagliato a pezzi e bruciato.
Nella frase finale dell'albero che sospira mentre brucia è riassunta
la morale di questa fiaba per bambini: “Se almeno mi fossi
rallegrato quando potevo! Finito! Finito!”. Profondo il significato
ma un po' triste l'epilogo natalizio dell'albero.. Non parliamo poi
di Dickens che nel suo singolare racconto 'A Christmas Tree' del 1850
circa, parte dalla descrizione felice e gioiosa degli addobbi di un
bell'albero di Natale che è ornato con giocattoli di legno tedeschi,
piccoli pacchettini con fiocchetti colorati e mano a mano che ne
descrive le caratteristiche si sposta con l'immaginazione alla sua
infanzia (come è noto non proprio felicissima) e improvvisamente gli
oggetti assumono un dimensione diversa, animata e a tratti spaventosa
perchè riportano a galla tutti i suoi incubi di bambino: così
l'uomo di cartoncino che si appendeva e si tirava con una cordicella
per lui si contorceva in mosse sinistre; la maschera che da gioco
diventa sguardo fisso e terrificante che neanche a chiuderla a chiave
in un mobile toglie la paura; o il bel colore del mantello di
Cappuccetto Rosso che ben si intona con il Natale diventa ammonimento
del suo tragico destino ad opera del lupo nella tetra foresta..e man
mano che Dickens descrive l'albero dalle radici alla punta, gli
incubi si fanno sempre più un tutt'uno con la sua fervente
immaginazione in uno spazio onirico esclusivo popolato di personaggi
sinistri e fantasmi. Poi il ritorno alla realtà nell'ultima pagina
dove l'autore conclude il racconto con un messaggio di speranza e
fiducia quasi ad esorcizzare le sue ataviche paure rimandando alla
grandezza di Dio che governa con “..la legge dell'amore e della
bontà, della misericordia e della compassione”. Per questi autori
pensieri felici e tristi circondano l'aurea magica di questo simbolo
del Natale, perchè l'adulto nel tempo perde l'ingenuità del bambino
e non si ferma all'effetto gioioso che l'esperienza, soprattutto se
bella e festosa, dona al suo piccolo essere. Per fortuna però in
molti adulti quell'ingenuità non viene persa del tutto e così,
molto spesso, per queste persone i pensieri tristi tendono a sfumarsi
in questo periodo dell'anno.
1 commento:
Mia cara Laura,
passare di qui è sempre molto istruttivo e rilassante, grazie.
Ti faccio i miei migliori auguri di un Natale gioioso e sereno, anche alla tua famiglia.
BUON NATALE
Love Susy x
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