venerdì 31 gennaio 2014

Week end all'insegna del cinema: The Wolf of Wall Street, Paulette e The Aristocrats

Gli esperti di cinema diranno che avvicinare i primi due film citati nel titolo di questo post potrebbe avere anche un senso, ma l'aggiunta del terzo cosa ci azzecca? Niente infatti! Sono le visioni cinematografiche/televisive a cui mi sono dedicata nel week end scorso, rendendolo così assolutamente eterogeneo, piacevolissimo ed emotivamente coinvolgente.
Al multisala strapieno di gente ho visto 'The wolf of Wall Street', di Martin Scorsese con protagonista un poliedrico Di Caprio; 'Paulette' l'ho visto su Sky e 'The Aristocrats' su you tube, in una riduzione progressiva di pollici dello schermo. Non entrerò troppo nel merito dei primi due, per i cui attori protagonisti si nutrono grandi aspettative per le rispettive candidature ai prossimi premi Oscar. Mi soffermerò invece un po' di più sul period drama che ho casualmente scoperto navigando su Internet e che mi ha appassionata moltissimo (e come non avrebbe potuto visto che era ambientato in Inghilterra e in piena epoca Georgiana?). Ma andando con ordine e parlando di sensazioni suscitate a caldo prima e a freddo dopo di quello che definiscono 'il film dell'anno', posso dire che Martin Scorsese ha fatto un lavoro straordinario su cui però si è fatto prendere un po' troppo la mano a mio avviso. Diciamo che tre ore di film in cui far vedere gli estremi di un mago della finanza che vive di droga e sesso in tutte le sue varietà e forme mi sono sembrate un po' esagerate.

Tolta un'oretta di film, in cui l'insistenza sulla vita depravata del personaggio interpretato da Di Caprio e dei suoi fidati colleghi/collaboratori non aggiunge assolutamente nulla ma semmai rischia di stufare, il film è davvero travolgente. E' una corsa senza sosta verso la distruzione, un tripudio di perversità in cui se uno sa poco di droghe impara velocemente cosa eccita, cosa narcotizza e cosa tramortisce e paralizza al punto da farti sembrare un paraplegico..Di Caprio è straordinario e anche divertente in alcune passaggi ed espressioni e, a mio modesto parere, se questa volta non vince l'Oscar vuol dire che c'è qualcosa sotto nello Starsystem. 'Paulette' volevo vederlo al cinema ma era già stato programmato, e appena è uscito su Sky l'ho subito scaricato. Prima di tutto perchè c'è lei, Judi Dench, della cui bravura ho già diffusamente parlato in un precedente post; in secondo luogo perchè ne avevo sentito parlare molto bene e con un richiamo ad un altro film divertente e molo british di qualche anno fa, 'L'erba di Grace'.

Paulette è infatti un'anziana signora che vive di stenti in una casa popolare; misantropa e razzista tratta malissimo tutti e in particolare cognato e nipote che sono di colore. Dopo aver assistito casualmente ad un affare di droga, da cui ne era derivato un facile guadagno, decide di mettersi in affari con uno spacciatore. Da qui in poi il film narra dell'evoluzione del singolare traffico di droga di cui la vecchietta diventa protagonista fra gag davvero divertenti e un retrogusto proprio di una triste realtà dei nostri giorni. Un film da vedere ma non solo: siccome anche Judi Dench è candidata all'Oscar (anche se non per questo ma per un altro film , 'Philomena') come miglior attrice protagonista, se per qualche motivo non lo dovesse vincere, anche qui griderei alla congiura! Infine 'The Aristocrats': 6 puntate di un'ora circa ciascuna, per un period drama della BBC ambientato nell'Inghilterra del Sette/Ottocento.
La serie parla delle 4 nobili sorelle Lennox, Caroline, Emily, Louisa e Sarah, le quali ognuna a modo suo riusciranno ad esprimere un anticonformismo e una modernità di pensiero tutta al femminile davvero atipica per quel periodo. La serie è ripresa dalla biografia della famiglia Lennox scritta dall'autrice inglese Stella Tillyard a seguito della scoperta e dello studio di alcuni scambi di lettere fra Caroline ed Emily, le due sorelle maggiori. Come già detto, il periodo storico in cui sono contestualizzate le vicende delle sorelle, va dal 1740 al 1832 e nell'ambito di questa saga familiare sono diversi gli eventi degni di nota e realmente accaduti: dalle attenzioni del futuro Re Giorgio III alla sorella più giovane Sarah, che per seguire l'ideale romantico del matrimonio d'amore lo rifiuterà, al ruolo strategico a livello storico di Charles James Fox figlio di Caroline, alla morte da eroe rivoluzionario di Lord Edward Fitzgerald, figlio di Emily, che combatte per il riscatto e la libertà degli irlandesi. Cresciute in una famiglia che garantisce anche alle figlie femmine un ambiente affettuoso e culturalmente stimolante, Ie sorelle presentano caratteri molto diversi fra loro: Caroline la maggiore è l'intellettuale del gruppo, legge Voltaire e riesce a sostenere argomentazioni con uomini politici maturi con un argume tutt'altro che banale.
Si ribellerà alle volontà del padre e della classe nobile sposando un ambizioso uomo di modeste origini e molto più grande di lei, che si distinguerà però facendo una fulgida carriera politica. Emily invece farà un matrimonio secondo le convenzioni con un giovane ed innamorato nobile ricco, il cui unico neo era che fosse irlandese. Verso i figli sarà molto materna e, dopo la morte del primogenito a seguito di una malattia presa in collegio, pretenderà che gli altri figli vengano istruiti secondo i principi pedagogici di Rousseau con un tutore personale di cui poi si innamorerà e che diventerà suo marito in età già avanzata. Louisa è la sorella buona e capace di mediare nelle situazioni familiari più difficili: si distinguerà per le attività filantropiche di cui sarà strenua sostenitrice. Sarah infine, come su accennato, dopo aver rifiutato le attenzioni di Re Giorgio, vivrà molti anni come reietta dalla classe nobile per l'affronto inflitto ad un uomo e di quella levatura poi. Nell'assumere quindi la maschera della 'cattiva ragazza', la più piccola delle Lennox commetterà diversi errori, fino a che non riuscirà a riprendere l'equilibrio giusto con il secondo marito a cui darà anche una nutrita prole.
Bellissime le ambientazioni di questo period drama: alcune scene sono state girate proprio nei palazzi di proprietà della famiglia come ad esempio a Carton House, una delle residenze di Emily poco fuori da Dublino. Meravigliosi e curatissimi gli abiti che seguono la trasformazione nello stile che va dalla fastosità del tardo '700 alle forme neoclassiche dei primi 800. Inutile dire che la BBC è una garanzia nella qualità di queste realizzazioni. Per ulteriori dettagli sulla serie, con tanto di intervista all'autrice della biografia, rimando al bellissimo post del blog 'La mia biblioteca romantica'. Concludendo con un bilancio di sintesi di queste tre 'visioni', così diametralmente oppose ma così qualitativamente pregnanti ognuna a modo suo, posso dire di avere ancora una volta arricchito non solo la mia immaginazione ma anche, soprattutto con 'the Arsitocrats' di aver approfondito e messo in relazione qualche nozione storica in più. Come direbbe un altro 'Re' Giorgio..: 'What else??'.

sabato 18 gennaio 2014

L'evoluzione del personaggio di Edith Crawley in 'Downtown Abbey'

Premetto subito che chi non volesse anticipazioni sulla 4° stagione della saga di Fellows, che si è appena conclusa in Inghilterra, che è appena partita negli USA e che noi in Italia vedremo sulle reti private non prima del prossimo autunno, è meglio che non legga questo post.
Avendo già visto le 7 puntate più lo specialone di Natale e volendo fare qualche riflessione sull'evoluzione del personaggio di una delle tre nobili sorelle della famiglia Crawley, non mi resta che scrivere in gergo ATTENZIONE SPOILER! Ho trovato con piacere che Fellows, lo sceneggiatore di una delle più interessanti serie televisive in costume degli ultimi anni, 'Downtown Abbey' , è riuscito progressivamente a far emergere e a valorizzare Edith, la più insipida e antipatica, nonché sfortunata, delle 3 figlie del conte e della contessa di Grantham, portatrice si di una dote tutt'altro che modesta, ma ben lontana dalle eredità importanti delle tenute di famiglia. L'unica aspettativa quindi della ragazza, e dei suoi familiari, è quella di fare un buon matrimonio e di riscattarsi dal ruolo di pecora nera che in qualche modo le e' ricaduto addosso.

La grande rivalità con l'algida sorella maggiore Mary, una delle star della serie, verso la quale nutre una profonda invidia e ben poco affetto (ricambiato nei peggiore dei modi) porterà Edith a fare un passo falso dietro l'altro, mettendosi o in ridicolo o comunque in cattiva luce. Non essendo poi neanche fisicamente all'altezza delle sue sorelle è evidente che il suo personaggio fa da contraltare alle altre due. Nella prima stagione, anche se in forma anonima, Edith cerca di rendere pubbliche le sventure amorose di Mary con un fascinoso ospite turco, per vendicarsi del fatto che, Mattew, il cugino maschio che avrebbe ereditato le proprietà di Grantham, aveva subito manifestato una certa debolezza per la sorella e solo cortesia forzata alle mirate attenzioni di Edith. Nella stessa stagione Mary si vendica facendo andare a monte le prossime nozze di Edith con il nobile pretendente Sir Strallan.


Nella seconda stagione, quella più brutta secondo me, Edith prende anche l'abbaglio in merito al fatto che un ferito di guerra (sfigurato) millanta di essere il cugino Patrick, suo promesso sposo nonché erede designato della tenuta di famiglia prima ancora dell'arrivo di Mattew.


Poi però sparisce nel nulla lasciando intendere che era solo un amico del vero cugino Patrick, tragicamente scomparso nel naufragio del Titanic. Nella terza stagione Edith subisce l'ennesimo colpo basso della sorella maggiore quando un suo titubante ed attempato pretendente, Sir Anthony, dopo aver ceduto alle lusinghe del matrimonio con la giovane e sfortunata nobile, la lascia praticamente sull'altare per evitarle un triste e breve futuro. Dalla terza stagione in poi, il personaggio di Edith comincia a prendere spessore anche se con chiaroscuri più scuri che chiari almeno all'inizio. Se infatti da una parte prima viene messa in luce la sua modernità nell'essere l'unica a saper guidare ed aggiustare una macchina, mezzo ancora poco diffuso alla fine dell'800, non spicca invece per le avanches e la breve storia imbastita con un umile fattore sposato. In seguito decide poi di darsi al giornalismo, poichè grazie al suo status sociale che le permette di farsi strada nella mondanità londinese del tempo, comincia a collaborare con una rivista scrivendo articoli. Qui incontra Michael Gregson il caporedattore, sposato anche lui, di cui si innamora ricambiata.
Nella quarta stagione di Downtown Abbey, dopo i vari lutti che hanno interessato le altre sorelle, Edith prende finalmente  luce e assume un ruolo più importante, poiché molto viene dedicato allo sviluppo della storia d'amore con Michael, storia che all'inizio sembrava destinata a finire velocemente per i vari ostacoli che si frapponevano fra i due (la moglie di lui, l'estrazione sociale benestante ma non nobile etc.). Edith assume un suo fascino che possiamo anche definire 'ribelle' per quanto di classe, perchè si reca spesso a Londra a differenza degli altri membri della famiglia più legati all'ambiente campestre dello Yorkshire; frequenta (accompagnata) prestigiosi ristoranti e locali pubblici con agio e sicurezza, incurante anche delle possibile malelingue che la possono criticare. Veste bellissimi abiti fine anni venti, inizio anni trenta, dove le gonne cominciano ad accorciarsi, la schiena e le braccia vengono scoperte e preziose fasce adornano i capelli più corti e non più raccolti. E' innamorata Edith, e quindi fa di tutto per introdurre in famiglia il suo Michael, cercando di farlo accettare nonostante incarni tutto ciò che il nobile padre (e non sarà l'unico) può solo disapprovare.
Ma ci riesce, perchè l'uomo lo merita e Lord Grantham, probabilmente già ammorbidito dalle vicissitudini della figlia più giovane che aveva sposato il suo autista per lasciarlo presto vedevo, cede alla felicità manifesta della figlia. Ma proprio quando le cose sembrano mettersi bene, Michael, che vuole divorziare dalla moglie per sposare Edith, decide di recarsi in Germania per ottenere la cittadinanza e poter così ottenere il divorzio non ancora possibile ai quei tempi in Inghilterra. Lì però sparisce misteriosamente, probabilmente a seguito del suo coinvolgimento in una rissa con un gruppo di giovani appartenenti al neo-costituendo partito nazista, fatto che preannuncia i nefasti avvenimenti che sarebbero seguiti da lì a pochi anni. Ciliegina sulla torta, Edith si accorge di essere incinta e, appoggiata dalla zia zitella Rosamund, moderna ma non troppo, decide prima di abortire, cosa che poi eviterà di fare all'ultimo momento, e poi di affidare segretamente ad una famiglia svizzera la bimba appena nata. Dopo poco Edith però segnata dai sensi di colpi per non poter vedere crescere sua figlia (e siamo arrivati allo specialone di Natale) decide di andarsi a riprendere la bimba e di affidarla ad un fattore onesto e devoto alla famiglia che la alleverà in gran segreto vicino alla nobile residenza dei Grantham assieme agli altri suoi bambini.
Il percorso di Edith non è mai messo in primo piano perchè è lo sceneggiato ad essere stato pensato per valorizzare contemporaneamente e nei diversi episodi le vicissitudini sia dei personaggi dei piani bassi che quelli dei piani alti della tenuta dei Grantham. Ma sarà la bravura dell'attrice che interpreta Edith, Laura Carmichael, sarà che Mary si è Mary, ma non ha mai riscosso pienamente la mia simpatia, a me è piaciuto molto come il fare più dolce, mesto, insicuro e anche malinconico di questo personaggio si sia progressivamente trasformato fino a mostrare una Edith molto più forte e anticonformista di quello che in origine si poteva pensare. La scoperta progressiva e lo sviluppo di questi aspetti caratteriali di uno dei personaggi più complessi della serie, hanno messo in luce anche una 'bellezza' fisica e uno charme tutti suoi, che hanno messo Edith, per quanto mi riguarda, allo stesso livello dell'odiata sorella Mary. 

venerdì 10 gennaio 2014

'Great Expectations' di Dickens secondo Newell e Cuaròn

Charles Dickens è uno degli autori inglesi più noti e importanti del periodo vittoriano e, anche se non è fra i miei preferiti, di sicuro non mi lascia indifferente. Non lo conosco bene e a dirla tutta ho visto più film o serie TV dei suoi romanzi (fra cui i tristissimi David Copperfield, Oliver Twist etc...), piuttosto che averne letti, se non brevi spezzoni.
Ho letto invece diversi suoi racconti e mi sono fatta un'idea sia sul suo genere sia su come le esperienze, miserie e difficoltà vissute in gioventù, lo abbiano così fortemente segnato da riflettersi nell'onnipresente taglio noir e nel crudo realismo presente in tutte le sue opere. Detto ciò, di recente ho avuto modo di rivedere in un caso e vedere per la prima volta nell'altro, due film tratti da quello che è uno dei suoi romanzi più noti e particolari, 'Great Expectations' scritto e pubblicato nel 1860-61, sul quale sono stati prodotti oltre 250 adattamenti fra cinema, TV e teatro. Le due versioni cinematografiche che sto citando sono quelle di Mike Newell del 2012, molto fedele all'originale, e quella in chiave moderna di Alfonso Cuaròn del 1998, nota in italiano come 'Paradiso perduto'. Li ho visti in sequenza e mi piaceva l'idea di metterne a confronto alcuni aspetti nonostante le diverse scelte temporali dei registi.

Per capire di cosa sto parlando, il romanzo (e quindi i film) racconta della formazione di un ragazzo dall'età di 7 anni circa fino all'età adulta che da orfano e di umili condizioni diventa gentiluomo contro ogni aspettativa. L'incontro casuale e drammatico con un evaso e le attenzioni di una vecchia zitella benestante, uscita di testa dopo essere stata abbandonata decenni prima sull'altare e la compagnia della bellissima figlia adottiva di quest'ultima di nome Estella; un misterioso benefattore infine che paga la sua 'trasformazione' in gentiluomo donandogli la possibilità di vivere nell'alta società londinese, sono tutti fatti che determineranno l'ascesa e poi il declino di queste 'grandi speranze' del giovane protagonista, che verranno disilluse dalla cruda realtà e dal fatto che la vera crescita intellettuale ed anche economica di una persona di origini umili può avvenire solo con il duro lavoro e l'impegno e non per fortuita casualità. Tornando ai film, e premesso che la trama è molto simile all'originale in entrambi i casi, osservando la scelta degli attori si nota che: l'evaso di nome Abel Magwitch, che poi riesce a far la fortuna che evolverà a favore del giovane protagonista, è interpretato nel film di Newell da Ralph Fiennes e in quello di Cuaròn da Robert De Niro.
Penso che i nomi parlino da soli e se Ralph Fiennes ci si mette un po' a riconoscerlo ma risulta come sempre a tratti glaciale e a tratti malinconico e drammatico come solo lui sa fare, De Niro trasuda dallo sguardo tutta la pericolosità dell'assassino e la scaltrezza che fino alla fine del film lo renderanno credibilissimo come mafioso in fuga. Straordinari entrambi. Quanto a Miss Havisham/Dinsmoor, la vecchia ricca e un po' matta che per vendetta a quanto subito cresce Estella facendole negare ogni sentimento, per usarla come strumento di tortura verso il genere maschile, è interpretata da Elena Bonham Carter nella versione ottocentesca e da Ann Bancroft in quella moderna. La Bonham Carter è in una delle sue versioni 'fantasmatiche-depressoidi' molto burtoniane, con la particolarità che qui ha un lacero e grigiastro abito da sposa che si intona al colore dei capelli, della pelle e dei denti. La Bancroft invece è in una versione più ballerina (la si vede più volte muoversi sulle note di 'Besame mucho') ed è truccata come Bette Davies in 'Che fine ha fatto baby Jane?'..piuttosto inquietante. Circa il protagonista nella fase adulta, di nome Pip nella versione dickensiana originale, trasformato in Finn in quella moderna, è interpretato da Jeremy Irvine poco noto ma promettente attore nella versione di Newell e da Ethan Hawke in quella di Cuaròn.
Hawke, famoso e molto gettonato fin da giovanissima età, ha la capacità di interpretare nello stesso film (e qui non è da meno) scene tanto insipide e poco convincenti quanto intense ed emotivamente potenti. Infine Estella, la sensuale e irraggiungibile bambina prima, e donna poi, tanto fredda e calcolatrice da usare Pip/Finn come 'palestra' per fare innamorare perdutamente gli uomini, è interpretata da adulta da Holliday Grainger (già vista in 'Bel Ami ' con Pattinson e 'Anna Kerenina' di Wright) e dalla freddina e arcinota Gwineth Paltrow. La prima è davvero bellissima e secondo me molto adatta al ruolo, la seconda sfrutta il fascino della sua notorietà, ma come femme fatale a mio avviso in qualche passaggio è poco convincente. Interessanti gli adattamenti nella contestualizzazione moderna a partire dalle attività lavorative dei vari personaggi: da fabbro a pescatore per Joe l'amico/padre
di Pip/Finn rozzo ma amorevole; da gentiluomo ad artista di successo per la versione adulta del protagonista Pip/Finn; da donna di casa violenta e frustrata a prostituta per far quadrare i conti per la sorella di Pip/Finn e così via. Ben riuscito il cambio di location a mio avviso, che dalla piovosa Inghilterra passa alla Florida calda e balneare dei giorni nostri e da una Londra esclusiva passa a una New York frenetica e modaiola. Infine un particolare: 'Paradiso perduto', il titolo del film di Cuaròn e il nome della villa fatiscente dove risiede la versione moderna di Miss Havisham, cita il poema di Milton simbolo della caduta dell'uomo a seguito della cacciata di Adamo e Eva dal Paradiso Terreste, nonché del fallimento di Satana che aveva osato sfidare Dio da cui poi sarà miseramente sconfitto. Concludo dicendo che, pur avendo visto anche la miniserie della IMDb del 1999 di 'Great Expectations' che mi ha annoiata parecchio fatta eccezione per la bravura e adeguatezza nel ruolo di Charlotte Rampling/Miss Havisham, e pur non avendo ancora visto quella della BBC del 2012 con Gillian Anderson (X-Files), che mi incuriosisce non poco, le due versioni cinematografiche mi sono piaciute davvero molto, soprattutto vedendole in sequenza, cosa che consiglio vivamente. Adesso non mi resta che leggere il romanzo..

lunedì 6 gennaio 2014

L'Epifania, la Casera e il vin brule'



La sera del 5 Gennaio, nel basso Veneto si accende il falò che si chiama Casera tradizione  antichissima risalente ai Celti, i quali accendevano dei fuochi per ingraziarsi la divinità del fuoco. In cima alla catasta di legna viene posta una croce spesso addobbata a formare un fantoccio che rappresenta l'anno appena passato. Dare fuoco alla Casera significa lasciarsi alle spalle il passato e scongiurare i malefici del prossimo futuro. In questo caso, le superstizioni sull’andamento della Casera riguardano la croce che è posta sulla sommità della catasta: se cade, si dice che porti male. La celebrazione e' accompagnata dalla degustazione di vin brulè e di un pezzo di “pinza“, focaccia tipica di questa festa in queste zone, e vengono poi serviti altri cibi tipici del posto oltre ad essere organizzati spettacoli pirotecnici con fuochi d’artificio. Ieri sera il falò ha vinto sulla pioggia, la croce non è caduta, i bimbi hanno sparato un po' di petardi e il vin brule' era ottimo!
Viva la befana !

domenica 5 gennaio 2014

Roberto Bolle in 'Serata Ratmansky' al Teatro alla Scala di Milano: quando si dice iniziare bene il nuovo anno!

In un post precedente avevo accennato al fatto che il 4 Gennaio sarebbe stato un giorno speciale per me, di cui però scaramanticamente avrei parlato solo a fatti avvenuti.
Ebbene eccomi qui a scrivere di una giornata che a dir poco ha inaugurato in modo eccellente l'anno appena avviato. La pioggia continua ha provato a rovinare l'atmosfera, ma a parte un ombrellino pieghevole completamente distrutto per le continue aperture e chiusure subite, posso confermare che non ci è riuscita affatto. Alle ore 9.30, davanti a un hotel noto della cittadina dove abito, c'è stato il ritrovo delle ospiti (tutte donne) dell'autobus che in 4,5 ore ci ha portate a Milano e che, una volta scaricateci presso il Castello Sforzesco, ci ha dato appuntamento alle 19.00 vicino alla Scala, per favorire un veloce trucco e parrucco più cambio di scarpa (o abito in qualche caso) prima dell'ingresso allo spettacolo.Il pomeriggio quindi è stato completamente dedicato allo shopping e alle visite di tutti i negozi di Corso Vittorio Emanuele che dal Duomo, passando davanti alla Galleria porta a Piazza San Babila. L'atmosfera natalizia era al massimo fra luci, addobbi e bancarelle in festa che si sviluppavano ai piedi del Duomo e un vero e proprio fiume di persone si riversava lungo il corso e sotto i portici come se fosse l'ultimo giorno possibile in cui

era assolutamente necessario acquistare qualcosa... ricordo che ieri c'è stato l'avvio ufficiale dei saldi di fine stagione! Non siamo riuscite ad entrare alla Rinascente, c'era da fare quasi a pugni e la sicurezza era visibilmente in difficoltà; abbiamo però visitato molti degli altri negozi di abbigliamento fra cui Zara, Motivi, Max Mara etc. Ma le mete a noi più gradite sono state lo store della Disney e quello della Mondadori.. Poi, dopo una puntatina allo Spizzico, per evitare il rischio di lasciarci uno stipendio per mangiare qualcosa di decente in quella zona centrale della città, siamo arrivate all'autobus e in pochi minuti eravamo pronte e piene di energia come se fossimo appena scese dal letto (o quasi..)!. Prima di entrare in Teatro abbiamo preso un buon caffè ristoratore al davvero carino e singolare 'Bar alla Scala', che ci ha accolto con tutta una serie di foto e poster di Audrey
Hepburn in stile 'Colazione da Tiffany', antiche riviste e diversi busti in marmo di Verdi e altri personaggi del tardo Ottocento. L'atmosfera era già perfetta. All'ingresso della Scala ci ha accolto quella che ad una prima occhiata mi è sembrata una Voltura (n.r.: una vampira cattiva della saga Twilight..) poiché era vestita di un lungo mantello nero con ciondolone stemmato sul petto. In realtà era un membro del personale di sala, che in abito tipico visionava i biglietti e dava indicazione su dove accomodarsi. Noi eravamo in galleria, quasi in piccionaia, e potevamo osservare perfettamente tutte le sfumature dei cristalli ed anche le eventuali ragnatele presenti sul bellissimo lampadario centrale di questo magnifico Teatro che è la Scala. Essendo stata anche alla Fenice a Venezia (pre-incendio) ho trovato la Scala meno barocca, un po' più sobria ma irresistibilmente perfetta. Quello che mi fa impazzire di questi teatri è che anche se le sedute e le loro stoffe sono sempre perfette e quindi garantite nella manutenzione o loro sostituzione, le dimensioni di queste rimangono sempre quelle del periodo in cui sono state realizzate ('700/'800). Mi spiego meglio: io sono alta 1,76 e decisamente trovo faticoso stare seduta in poltroncine pensate per eleganti
Lo store della Disney
damigelle o distinti signori la cui altezza media era di almeno 20 cm in meno della mia! Accomodatami nella mia piccola poltroncina dunque, dotata di binocoletto ho dato una sbirciata qua e là e, pur rimanendo un po' delusa in generale per l'abbigliamento davvero easy e anche poco schic presente (fatto salvo qualche scollatura da paura e qualche sbarluccichio rosso rubino inquietante), mi sono immediatamente ripresa con fervente attesa quando alle 20.00 in punto si sono abbassate le luci e lo spettacolo è cominciato. La serata Ratmansky è uno spettacolo del ballerino e coreografo russo Alexei Ratmasky, fra i più talentuosi dell'ultimo decennio. Composto di 3 rappresentazioni molto diverse fra loro, (Russian Seasons, Concerto DSCH e Opera), lo spettacolo si sviluppa in un crescendo di movimenti, colori, coreografie che culminano con 'Opera' che è '.. una stilizzazione dell'opera barocca, senza una linea narrativa, dove la danza viene trattata con un'impostazione astratta'. E in quest'ultimo mix di antico e moderno, fra bellissimi costumi a richiamare eroi guerrieri di altri tempi e la proiezione sullo sfondo di immagini di pittura d'epoca barocca, è apparso lui, il magnifico Roberto Bolle.
Lo store Mondadori
Che dire di Bolle...è Bolle, punto. Per dare un'idea, in 'Opera' c'era come coprotagonista maschile il ballerino Mick Zeni, straordinario: sembrava librarsi sul palco non danzarvi sopra, era incantevole ed affascinante il modo in cui muoveva le braccia mentre piroettava. Ma nonostante ciò, Bolle ha il potere di offuscare tutto il resto nella sua maestosità fisica e nella grazia, potenza e precisione dei movimenti che riesce ad esprimere in quello che senza dubbio è il suo elemento naturale, il palco di un Teatro. Come dunque iniziare meglio quest'anno nuovo se non con la bellezza, la perfezione e l'energia che questo momento di vita mi ha regalato?